Che dire.
Ci siamo dentro fino al
collo. Sudato, il collo.
Tentiamo di farla felice,
e in effetti sembra contenta. Questa settimana abbiamo festeggiato il
suo compleanno. Due volte. Una tra di noi (famiglia allargata
composta anche dal Visconte, da Registino Diciottenne, con il quale
comunque la situazione non si definisce, e dalla migliore amica di
S., Deliziosa). E una seconda organizzata da lei nella saletta
dell'oratorio, con la gente di Paesino a Punta e un paio di ragazze
della comunità.
Mentre penso e ripenso a
ogni dettaglio di quel che organizziamo, e ogni giorno mi stupisco di
quante cose si riescano a fare in 39 ore (il giorno di 24 ore è
stato abolito da una recente riforma del calendario, non ve ne siete
accorti? Si è deciso di fare a meno dei consueti parametri
astronomici e di concentrarsi sulla produttività...), mi rendo conto
che stiamo cercando di sviluppare il rapporto lungo due assi
principali.
Uno è l'aspetto “casa”.
Imparare ad avere confidenza con noi, con il nostro modo di vivere, i
nostri spazi. Osservo tutto quel che succede per la prima volta: S.
che si sdraia sul suo letto per fare una telefonata a Vassilissa, S.
che va in cucina a prendersi la merenda, Bontcho che sale in braccio
a S., Matilda che lecca lo yogurt dalle sue dita, noi che facciamo le
cose normali tipo lavarci cambiarci mettere a posto casa.
Qua e là,una frase di S.
sottolinea gli eventi anche minimi che contribuiscono a farle fare il
nido, a farle mettere radici: “E' la prima volta che apro il
frigorifero!” E così capiamo che questi aspetti del quotidiano,
che pian pianino diventeranno automatici, hanno tanto significato.
Io rinforzo, rinforzo il
tutto, più che posso, con un paziente lavoro di cesello: “Stanotte
ho dormito sul TUO letto perchè l'Uomo aveva caldo”, le dico, e
lei gongola.
L'altro versante è
l'aspetto sociale. Nella sua giornata già così piena di emozioni,
ogni tanto spunta una faccia nuova. Per esempio, l'altro giorno,
frastornatissima, ha conosciuto per caso un mio collega, due bidelle
della mia scuola, la Fata Romena, la Diavolessa, Grande Manzo, Bibi e
Pallina, e tutti sembravano sapere chi era, alcuni anche che era il
suo compleanno, e l'hanno riempita di auguri. E poi si è vista
arrivare la sua torta elegantemente servita a tavola dal cameriere,
con candeline, decorazioni, calice di moscato e tutto l'ambaradàn,
e ho visto sul suo faccino, che cambiava espressione ogni pochi
secondi, e a volte pareva sgomento, che sta veramente succedendo
tantissima roba tutta insieme nella sua vita. Oggi diceva stupefatta:
“Come sono stanca! Perchè sono così stanca?!” e io le ho detto
che in effetti sono state giornate emozionanti e piene di cose da
fare... oltre che afosissime, ahimè. Chissà che faccia farà quando
scoprirà che mia madre le ha comprato un regalino senza nemmeno
averla mai incontrata.
E intanto anche noi
iniziamo a mettere piedi fuori nel mondo in tre e non in due, e come
si può immaginare è una cosa sconvolgente.
C'è tutto un gioco di
rimandi e di specchi, vediamo riflesso nel comportamento degli altri
quel che sta succedendo nella nostra vita.
Le persone che ci chiedono
di lei. Gli educatori che sanno i dettagli di casa nostra perchè S.
parla di noi continuamente. I ragazzi della comunità che ormai ci
considerano parte integrante del loro panorama quotidiano. Il
Visconte che si è autoeletto zio, e l'altra sera prima ha fatto
venire la lacrimuccia a me, perchè si è ricordato di portarle un
regalo, e poi se l'è fatta venire lui, quando la principessa lo ha
baciato per ringraziarlo. Sanguedelmiosangue che frigge per
conoscerla, la Zia Buona che mi dice “Poi portamela, eh”, mia
madre che le compra il regalo e cerca il significato del suo nome su
Internet.
Si sta creando una rete.
Oggi è anche successa una
cosa bellissima, per me. S. ha detto che ieri A. è passato dalla
comunità, ma a volo radente, per poi tornare da sua madre, e così
non è venuto alla festa, però l'ha abbracciata forte forte. E lo
diceva con tanta nostalgia del suo amico e confidente, che di nuovo
considera con gli occhi di prima ora che è meno agitata all'idea che
le rubi il posto qui da noi. Allora mi sono permessa di suggerirle
che possiamo invitarlo a uscire con noi quando vogliamo. E sembrava
dell'idea. Per un attimo ho avuto una visione di quello che potrebbe
rappresentare cotanta grazia ed abbondanza per me e l'Uomo, e mi
hanno ceduto le ginocchia.
Ma non siamo ingordi, e non corriamo, che c'è
ancora tanto ma tanto da costruire, qui.
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