sabato 13 luglio 2013

Incoming family




Che dire.



Ci siamo dentro fino al collo. Sudato, il collo.



Tentiamo di farla felice, e in effetti sembra contenta. Questa settimana abbiamo festeggiato il suo compleanno. Due volte. Una tra di noi (famiglia allargata composta anche dal Visconte, da Registino Diciottenne, con il quale comunque la situazione non si definisce, e dalla migliore amica di S., Deliziosa). E una seconda organizzata da lei nella saletta dell'oratorio, con la gente di Paesino a Punta e un paio di ragazze della comunità.



Mentre penso e ripenso a ogni dettaglio di quel che organizziamo, e ogni giorno mi stupisco di quante cose si riescano a fare in 39 ore (il giorno di 24 ore è stato abolito da una recente riforma del calendario, non ve ne siete accorti? Si è deciso di fare a meno dei consueti parametri astronomici e di concentrarsi sulla produttività...), mi rendo conto che stiamo cercando di sviluppare il rapporto lungo due assi principali.



Uno è l'aspetto “casa”. Imparare ad avere confidenza con noi, con il nostro modo di vivere, i nostri spazi. Osservo tutto quel che succede per la prima volta: S. che si sdraia sul suo letto per fare una telefonata a Vassilissa, S. che va in cucina a prendersi la merenda, Bontcho che sale in braccio a S., Matilda che lecca lo yogurt dalle sue dita, noi che facciamo le cose normali tipo lavarci cambiarci mettere a posto casa.



Qua e là,una frase di S. sottolinea gli eventi anche minimi che contribuiscono a farle fare il nido, a farle mettere radici: “E' la prima volta che apro il frigorifero!” E così capiamo che questi aspetti del quotidiano, che pian pianino diventeranno automatici, hanno tanto significato.



Io rinforzo, rinforzo il tutto, più che posso, con un paziente lavoro di cesello: “Stanotte ho dormito sul TUO letto perchè l'Uomo aveva caldo”, le dico, e lei gongola.



L'altro versante è l'aspetto sociale. Nella sua giornata già così piena di emozioni, ogni tanto spunta una faccia nuova. Per esempio, l'altro giorno, frastornatissima, ha conosciuto per caso un mio collega, due bidelle della mia scuola, la Fata Romena, la Diavolessa, Grande Manzo, Bibi e Pallina, e tutti sembravano sapere chi era, alcuni anche che era il suo compleanno, e l'hanno riempita di auguri. E poi si è vista arrivare la sua torta elegantemente servita a tavola dal cameriere, con candeline, decorazioni, calice di moscato e tutto l'ambaradàn, e ho visto sul suo faccino, che cambiava espressione ogni pochi secondi, e a volte pareva sgomento, che sta veramente succedendo tantissima roba tutta insieme nella sua vita. Oggi diceva stupefatta: “Come sono stanca! Perchè sono così stanca?!” e io le ho detto che in effetti sono state giornate emozionanti e piene di cose da fare... oltre che afosissime, ahimè. Chissà che faccia farà quando scoprirà che mia madre le ha comprato un regalino senza nemmeno averla mai incontrata.



E intanto anche noi iniziamo a mettere piedi fuori nel mondo in tre e non in due, e come si può immaginare è una cosa sconvolgente.

C'è tutto un gioco di rimandi e di specchi, vediamo riflesso nel comportamento degli altri quel che sta succedendo nella nostra vita.

Le persone che ci chiedono di lei. Gli educatori che sanno i dettagli di casa nostra perchè S. parla di noi continuamente. I ragazzi della comunità che ormai ci considerano parte integrante del loro panorama quotidiano. Il Visconte che si è autoeletto zio, e l'altra sera prima ha fatto venire la lacrimuccia a me, perchè si è ricordato di portarle un regalo, e poi se l'è fatta venire lui, quando la principessa lo ha baciato per ringraziarlo. Sanguedelmiosangue che frigge per conoscerla, la Zia Buona che mi dice “Poi portamela, eh”, mia madre che le compra il regalo e cerca il significato del suo nome su Internet.



Si sta creando una rete.



Oggi è anche successa una cosa bellissima, per me. S. ha detto che ieri A. è passato dalla comunità, ma a volo radente, per poi tornare da sua madre, e così non è venuto alla festa, però l'ha abbracciata forte forte. E lo diceva con tanta nostalgia del suo amico e confidente, che di nuovo considera con gli occhi di prima ora che è meno agitata all'idea che le rubi il posto qui da noi. Allora mi sono permessa di suggerirle che possiamo invitarlo a uscire con noi quando vogliamo. E sembrava dell'idea. Per un attimo ho avuto una visione di quello che potrebbe rappresentare cotanta grazia ed abbondanza per me e l'Uomo, e mi hanno ceduto le ginocchia.



Ma non siamo ingordi, e non corriamo, che c'è ancora tanto ma tanto da costruire, qui.


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