mercoledì 6 novembre 2013

Genetici e acquisiti

La migliore accoglienza alla vostra ragazzina in affidamento/al vostro bimbo adottato non la farà mai la vostra amata madre, né il papà che vi porta in palma di mano da quando eravate bambini o il fratello o la sorella con cui siete cresciuti. Scordatevi le scene strappalacrime tipo film.
Il commento più gettonato sarà: "Ah". Non è detto che sia pronunciato in tono scontento o ostile. Ma non saranno probabilmente molto loquaci.

Per vedere una scena di grande impatto emotivo, vi conviene invece provare a rivolgervi, in ordine sparso, a:
- secondi mariti / mogli
- zii veri o finti, tra cui annotiamo anche eventuali primi/e mariti/mogli di parenti che tutti detestano ma voi continuate segretamente a frequentare perché vi trovavate bene
- cugini di sedicesimo grado
- amici
- dipendenti
- colleghi
- medici di famiglia
- fidanzati di parenti che non si sa quanto dureranno

E tenete ben fermo che la migliore chiacchierata sugli aspetti più profondi dell'adozione la farete senz'altro con un conoscente occasionale o addirittura un compagno di scompartimento nella tratta Milano Centrale - Venezia Santa Lucia.

Intorno alla Princi si sta formando una famiglia bellissima, quasi tutta di gente che non è per un cazzo nostra consanguinea.

Tipo lo Zio Granduca.
Che era seduto sul nostro divano il giorno in cui sono tornata a casa e l'Uomo mi aspettava per dirmi che sarebbe iniziato il percorso di preaffidamento. Cioè quando ancora io e la Princi non ci eravamo mai incontrate. E poi era presente al suo compleanno. E poi in vacanza in montagna. E poi le porta i regali dai suoi viaggi. Lo Zio Granduca non lo conosciamo nemmeno da due anni interi, ma è come un fratello. E ha un figlio maschio che potrebbe essere il fratello minore di S., e si vede tanto che lui sarebbe stato un ottimo paparone per una ragazzina. La adora. Ricambiato. Allo stato attuale delle cose, se io e l'Uomo domani fossimo spazzati via dalla caduta di un meteorite, sarebbe opportuno dare la Princi in affidamento a lui.

Tipo lo Zio Giò, che altri non è che Sanguedelmiosangue, e lui sì che è della famiglia in senso stretto, ma è anche così tanto della famiglia che gli sta stretta la definizione di cugino e quindi si è autonominato mio fratello. In effetti secondo me se facessimo l'esame del DNA scopriremmo che si somigliano di più i nostri due che il suo e quello di sua sorella. E lui e la Princi si amano tanto, dopo le gare di rutti in montagna, che lei ha deciso autonomamente che cugino è troppo poco e quindi è uno zio.

Tipo la Zia Diavolessa e lo Zio Manzo. Che, essendo alla porta accanto, costituiscono per me la magnifica sicurezza che, se un giorno perdiamo le chiavi di casa, o la Princi arriva da sola e io ho bucato una gomma da qualche parte nel Monferrato, per lei ci saranno comunque sempre un piatto caldo, un tetto sopra la testa e un televisore puntato su tutti quei programmi che io e l'Uomo non le facciamo assolutamente vedere. Tipo "Cucine da incubo", "Malattie imbarazzanti" o "Sedici anni e incinta". La Diavolessa crede fermamente che parlare con i figli sia l'antidoto perfetto a qualunque cosa, e le bimbe stan venendo su bene, quindi ha sicuramente ragione lei: ma io non ho voglia di parlare proprio di "Sedici anni e incinta", né con la Princi né con nessuno.

Tipo il Suocero Aggiunto. O il Chitarrista. O la Fata Romena. Tutte quelle persone che gravitano intorno alla nostra vita e, vuoi perché sono adottati pure loro in qualche modo, vuoi perchè non hanno aspettative tipo rivedere le fossette della zia, il taglio d'occhi di papà o il naso del nonno in un nipote o un cugino, si illuminano di gioia quando parliamo di S.

Il sangue è importante, lo so. Lo sento anche io il buco, l'assenza del legame molecolare, quando guardo mia figlia, che è bellissima e non mi assomiglia per niente. E lo butto lì come battuta (da quando l'altra sera, povera gioia, sosteneva che mamma Demi Moore e figlia Miley Cyrus in un film "sembriamo proprio noi due" - e grazie mille per aver detto che "sembro proprio" Demi Moore, forse dopo che ha mangiato trenta chili di gommapiuma ed è stata investita da un SUV): "Che bella che sei. Come ho fatto a fare una figlia così bella?"

Però l'altra sera ha fatto la sua prima lezione di nuoto. E io la guardavo dalla tribuna e pensavo ai miei allenamenti di nuoto da ragazzina. E vedendola prendere confidenza con l'acqua e coi movimenti mi è uscito mentalmente un "ma guarda com'è portata, come le piace... e' tutta mia figlia..." che mi ha fatto venire giù dei lacrimoni grossi così. E menomale che ero l'unica presente sulla tribuna della piscina dei principianti.

A me piace essere una mamma acquisita. Non so come sia essere una mamma genetica. Ma per il momento non me ne potrebbe fregare di meno. Non credo che se fossero sedici anni che vive con me, se fosse uscita dal mio corpo, mio marito adesso certe sere ci troverebbe addormentate in letto abbracciate strette.




















Nessun commento:

Posta un commento