sabato 16 novembre 2013

Anche i ricchi piangono



La Princi è nella mia vita dal 22 giugno e la mia vita è cambiata tantissimo. Decisamente in meglio.



Ma.



Io resto io. E non sono scema, le cose le vedo.



Abbiamo un sacco di problemi da risolvere, il primo è che il Chico Bimbominkia le continua a ronzare intorno e che lei da quando lui è rientrato nella sua vita non capisce più niente. Niente. Tipo che si fissa che vuole un permesso per vederlo e tu le dici no, a quell'ora e in quel posto no, e le proponi un'altra ora e un altro posto, e lei non capisce che le stai dando un'alternativa perchè è già partita in quarta.



E vuole discutere di questo a mezzanotte e quaranta.



E del cellulare, anche, vuole discutere, e lo vuole fare la sera che tu sei rientrata alle sette e devi ancora lavarti i capelli, asciugarli, cucinare, mangiare, darle da mangiare, vestirti truccarti uscire e essere a teatro alle nove per l'unica sera in cui esci con tuo marito. E ne ha discusso poche ore prima con il papà, solo che lei usa ancora la tecnica del divide et impera che funzionava bene con gli educatori della comunità. Che con noi non funziona. Ma siccome tu questa settimana non ti sei fermata un attimo e dai visibili segni di cedimento strutturale, ci riprova con te, e alza pure la voce.



E il secondo problema è che io sono alla frutta. E' il secondo weekend che ho un crollo verticale delle forze. La volta scorsa sono scappata in montagna da sola. Stavolta sono da sola qua e loro sono in montagna. E non è che fosse precisamente questo il piano di battaglia, quando abbiamo detto “facciamoci una famiglia”.

Per carità, domattina li raggiungo eh. Ma insomma.



Poi ci sono un sacco di altre cose, o forse dovrei dire di altre persone: la Princi di tre anni che deve essere coccolata, quella di sette che deve essere accompagnata al primo giorno di corso di nuoto, quella di sedici che non si rende conto di assumere un tono da far prudere le mani a un santo, quella di ventinove che ragiona in modo maturo sulle cose, quella di dieci che ride come una pazza, quella di cinque che “mamma ho fame”, quella di dodici che “non so cosa mi sta succedendo”.



E ci sono questi due quasi quarantenni che si arrabattano per starle dietro e non trattarla comq una seienne su cose che deve ormai gestire da sola, né come una ventenne su cose che non ha mai fatto prima e che la spaventano.



Okay ve lo dico, tanto ne sapete certamente qualcosa: è bellissima questa avventura, ma sono del tutto schiantata dalla fatica, e lo è anche l'Uomo, e in più, quando non siamo esauriti, siamo nostalgici e anche un po' rancorosi. Tipo “ti ricordi quella volta in Toscana che non ci siamo persi cercando il ristorante?”, tipo sforzarsi di non pensare a quando la domenica pomeriggio la passavamo a letto, tipo “tu non mi corteggi più” e tipo “tu sei sempre stanca”.



Non si dice che era meglio prima, che non vediamo l'ora di un dopo. Si dice solo che è molto difficile, delicato e faticoso adesso.



La sintesi sta nella frase che io ho detto stamattina asciugandomi le guance dopo abbondante pianto: “Io adesso non me la posso permettere mezza giornata in cui sto al buio perchè ho l'emicrania, perchè in quella mezza giornata devo esserci, essere operativa per mettere dei paletti, stabilire delle abitudini, evitare degli errori, e lo devo fare ORA perchè poi sarà troppo tardi”.



Insomma, quel che si passa normalmente coi figli, in varie fasi, direi. Ma concentrato in poche settimane, e con tutte queste figlie di età così diverse che ci girano per casa.



Poi va beh, grazie a Dio ci sono le sere del corso di nuoto.



C'è andato l'Uomo questa settimana, tanto io ero devastata da una massiccia perdita ematica che non ha per nulla aiutato a tenere botta durante le corse settimanali, e la sua reazione è stata uguale alla mia: passare quarantacinque minuti a palpitare d'orgoglio e non perdersi un gesto, mentre il nostro pesciolino color rame diventa inesorabilmente bravissimo. Nonché, aggiungerei, stare seduti quarantacinque minuti in un posto dove si sente rumore d'acqua, c'è abbastanza silenzio, non bisogna fare niente e non si possono usare i telefoni. All'incirca il paradiso.

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