martedì 19 novembre 2013

The way


IL PROBLEMA

Tutto è cominciato con un sms.

Che ho letto di corsa mentre attraversavo un corridoio della scuola, ed a cui ho risposto tornando indietro per lo stesso corridoio, tant’è vero che la controrisposta che mi è arrivata l’ho scorsa velocemente, mentre ritornavo indietro lungo il corridoio ovest, e non me la ricordo assolutamente, perché come al solito qualcuno deve avermi parlato, e io devo aver dribblato altre due o tre persone mentre camminavo a passo di carica verso la sala prof.

Non so più cosa avevo scritto alla Frenci, ma lei mi ha risposto: “pensati come una donna che ha avuto un bambino, cosa le diresti di fare?” e io: “di riposarsi, e di fare le cose coi suoi tempi più che può… ma lei avrebbe il congedo maternità”.

E ANCH’IO LO AVREI.

Se solo mi avessero fatto firmare qualche foglio.

Invece, siccome non c’è niente di firmato, e i nostri nomi esistono solo in qualche relazione a Torino, che i giudici non hanno ancora visto, eccoci qua, a novembre, noto mese di merda per i docenti, che corriamo tutto il giorno, tutta la settimana, tutto il mese, senza più nemmeno levarci le scarpe tornati a casa, perché tanto poi dobbiamo uscire. Per la Princi e per tutto il resto.

Esemplifico. Questa settimana:

Lunedì, io: scuola - prendere Princi a scuola - spesa - pranzo - corso aggiornamento - casa cucinare - portare Princi in piscina - altro pezzo di spesa - portare Princi a recitazione - casa cena con Uomo - prendere Princi a recitazione - casa cena Princi. E avrei avuto un appuntamento a 40 km da Asti alle 19, ma è saltato.

Sempre lunedì, Uomo: portare Princi a scuola - scuola - casa pranzo lavoro su festival - Genova assemblea di condominio - rientro cena - lavoro su festival.

Domani: io scuola 3 ore prima dell’orario consueto e Uomo due. Pomeriggio io in ufficio e lui a Torino. Princi solo a cena.

Mercoledì: io scuola e gruppo lavoro di tre ore al pomeriggio e Fata Bionda. Princi scuola e psicologa a Torino, perciò treno, incrocio con l’Uomo che la porta a Torino, la riporta indietro, poi casa, poi piscina io e lei.

Giovedì: Uomo in radio, io e Princi a Genova.

Venerdì: provate a cagarmi il cazzo dopo la scuola e vi stermino la famiglia.

Sono settimane che andiamo avanti così e oltre al ciclo normale, lavoro casa spesa bucato mangiare lavarsi, ci incastriamo Genova, Torino, Milano, Casale, le visite mediche della Princi, le visite veterinarie del cane, i gruppi di lavoro, la commercialista, i progetti pomeridiani, le feste di compleanno degli amici della Princi, il cambio delle gomme per l‘inverno, una cena feriale fino alle due di notte (per carità, era una roba fighissima dell'Upper Hastiwood) e questo e quell‘altro.
 
Dopo l’sms della Frenci però io ho dato i primi segni di cedimento. Ho fatto un’influenza di stomaco senza mai fermarmi, e buttandoci pure dentro un bel fritto misto alla piemontese coi parenti. Che, arrivata all'amaretto fritto, sono andata sotto il tavolo a nascondermi tra le zampe affettuose di Gigantesco Mostro Bavoso N.3.

Più di recente, ho fatto un‘abbuffata di wafer al cacao come non ne facevo da quando avevo l‘età della Princi.

L’insonnia di notte, e la narcolessia sempre e ovunque di giorno.

Una strillata al telefono in mezzo a una corsia del supermercato.

Un paio di scoppi di pianto.

Litigate con chiunque.

E per finire, un attaccone di panico forza nove, di quelli in cui perdi ogni pudore, e ti aggrappi al marito ansimando hopaurastomalehopaurahopaurastomalestomaleaiutostomale,
e alla fine lui ti deve cambiare la maglietta come a un bambino, perché sei sudata come se avessi fatto la maratona di New York.

Eccoci qua.

Alla frutta.

E, sì, il congedo maternità ha il suo perché. Averlo e non averlo non sono la stessa cosa.

Che poi io correrei lo stesso tutto il giorno eh. Ma almeno i corsi di aggiornamento, almeno le riunioni extra, almeno le ore di progetto si potrebbero rimandare a tempi più leggeri. E magari non sarebbe necessario bruciarsi la mattina libera del martedì, per andare un pomeriggio ad accompagnare la Princi alla visita specialistica. 

E che dire dei due giorni per stare a Genova a farsi fare visita e occhiali dall’oculista e dall’ottico di fiducia, e intanto vedere i parenti e qualche amministratore, ma con calma.

E del dentista, dato che il prossimo dente che si rompe è per forza davanti, perché quelli dietro sono già sbriciolati.

Okay.

Ieri ho accettato il fatto che no, non sono una pessima madre, sono solo stanca. Morta.

L’ho detto alla Princi: “Mi spiace che in questo momento mi sembri tutto così faticoso. Passerà.”

Poi ho corso. Fino ad aver male dappertutto.

Non posso fermarmi, e non mi fermerò.


LA SOLUZIONE

Mi dispiace ripetermi, la soluzione è sempre la stessa. Un bel mavaffanculo.

Ieri: due ore di corso di aggiornamento talmente inutili e ritrite che avrei potuto io in tre minuti e mezzo riassumere quel che in novanta minuti ha detto il docente, e senza le sue pallosissime slide?
Ottimo, ho letto un capitolo del mio libro sulla cultura religiosa del Medioevo.

Stamattina dovevo lavarmi i capelli prima di occuparmi di tutta la tribù e oggi, invece che alle 12,30, devo entrare alle 09,50. Che non è bello, visto che uscirò comunque alle 16,45. E' suonata la sveglia alle sette?
Mi sono abbarbicata al cuscino e ho dormito altri dieci minuti sodi. Poi s'è svegliato il marito e, oh meraviglia, anche lui aveva sfanculato qualcuno: la sua vicepreside, che voleva mettergli due ore di supplenza dalle otto alle dieci, quando lui entrerebbe alle 9,45 il martedì. Iera era arrivato alle 21 da Genova, la richiesta di coprire la supplenza era arrivata alle 22, e lui con saggezza aveva risposto: "ma io domattina parto da Genova, non so a che ora arrivo". Così stamattina i venti minuti dopo la sua sveglia li abbiamo dedicati a sfanculare ulteriormente il resto del mondo in modo assai gradevole, tanto la Princi al mattino c'ha il sonno di un rinoceronte morto.

Dopodichè siamo andati a farci le rispettive docce, i rispettivi caffè e a svegliare la Princi. E io mi sono ficcata una pinza nei capelli ancora umidi, un cappotto sopra la tuta da ginnastica con cui avevo dormito e hop, portata la Princi a scuola, ora son di nuovo qua che mi asciugo i capelli con calma, e tento di ricordarmi chi fosse quella prima attrice troppo figa che, durante la maternità, s'era fatta beccare dai fotografi dei tabloid mentre, in pigiama e con la pinza nei capelli, andava a comprare il latte allo store. Natalie Portman? Katie Holmes? Aiutatemi.

Come in passato stava scritto accanto allo specchio del mio bagno, "ricorda: anche Julia Roberts OGNI TANTO è stanca e ha lo scazzo".

E ho deciso di prendere così ogni altro aspetto di queste tremende settimane, laddove sia possibile.

Vaffanculo is the way. Remember.





























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