IL PROBLEMA
Tutto è
cominciato con un sms.
Che ho letto
di corsa mentre attraversavo un corridoio della scuola, ed a cui ho
risposto tornando indietro per lo stesso corridoio, tant’è vero
che la controrisposta che mi è arrivata l’ho scorsa velocemente,
mentre ritornavo indietro lungo il corridoio ovest, e non me la
ricordo assolutamente, perché come al solito qualcuno deve avermi
parlato, e io devo aver dribblato altre due o tre persone mentre camminavo a passo di carica verso la sala prof.
Non so più
cosa avevo scritto alla Frenci, ma lei mi ha risposto: “pensati
come una donna che ha avuto un bambino, cosa le diresti di fare?” e
io: “di riposarsi, e di fare le cose coi suoi tempi più che può…
ma lei avrebbe il congedo maternità”.
E ANCH’IO
LO AVREI.
Se solo mi
avessero fatto firmare qualche foglio.
Invece,
siccome non c’è niente di firmato, e i nostri nomi esistono solo
in qualche relazione a Torino, che i giudici non hanno ancora visto,
eccoci qua, a novembre, noto mese di merda per i docenti, che
corriamo tutto il giorno, tutta la settimana, tutto il mese, senza
più nemmeno levarci le scarpe tornati a casa, perché tanto poi
dobbiamo uscire. Per la Princi e per tutto il resto.
Esemplifico.
Questa settimana:
Lunedì, io:
scuola - prendere Princi a scuola - spesa - pranzo - corso
aggiornamento - casa cucinare - portare Princi in piscina - altro
pezzo di spesa - portare Princi a recitazione - casa cena con Uomo -
prendere Princi a recitazione - casa cena Princi. E avrei avuto un
appuntamento a 40 km da Asti alle 19, ma è saltato.
Sempre
lunedì, Uomo: portare Princi a scuola - scuola - casa pranzo lavoro
su festival - Genova assemblea di condominio - rientro cena - lavoro
su festival.
Domani: io
scuola 3 ore prima dell’orario consueto e Uomo due. Pomeriggio io
in ufficio e lui a Torino. Princi solo a cena.
Mercoledì:
io scuola e gruppo lavoro di tre ore al pomeriggio e Fata Bionda.
Princi scuola e psicologa a Torino, perciò treno, incrocio con
l’Uomo che la porta a Torino, la riporta indietro, poi casa, poi
piscina io e lei.
Giovedì:
Uomo in radio, io e Princi a Genova.
Venerdì:
provate a cagarmi il cazzo dopo la scuola e vi stermino la famiglia.
Sono
settimane che andiamo avanti così e oltre al ciclo normale, lavoro
casa spesa bucato mangiare lavarsi, ci incastriamo Genova, Torino,
Milano, Casale, le visite mediche della Princi, le visite veterinarie
del cane, i gruppi di lavoro, la commercialista, i progetti
pomeridiani, le feste di compleanno degli amici della Princi, il
cambio delle gomme per l‘inverno, una cena feriale fino alle due di
notte (per carità, era una roba fighissima dell'Upper Hastiwood) e
questo e quell‘altro.
Dopo l’sms
della Frenci però io ho dato i primi segni di cedimento. Ho fatto
un’influenza di stomaco senza mai fermarmi, e buttandoci pure
dentro un bel fritto misto alla piemontese coi parenti. Che, arrivata all'amaretto fritto, sono andata sotto il tavolo a nascondermi tra le zampe affettuose di Gigantesco Mostro Bavoso N.3.
Più di
recente, ho fatto un‘abbuffata di wafer al cacao come non ne facevo
da quando avevo l‘età della Princi.
L’insonnia
di notte, e la narcolessia sempre e ovunque di giorno.
Una strillata
al telefono in mezzo a una corsia del supermercato.
Un paio di
scoppi di pianto.
Litigate con
chiunque.
E per finire,
un attaccone di panico forza nove, di quelli in cui perdi ogni
pudore, e ti aggrappi al marito ansimando
hopaurastomalehopaurahopaurastomalestomaleaiutostomale,
e alla fine
lui ti deve cambiare la maglietta come a un bambino, perché sei
sudata come se avessi fatto la maratona di New York.
Eccoci qua.
Alla frutta.
E, sì, il
congedo maternità ha il suo perché. Averlo e non averlo non sono la
stessa cosa.
Che poi io
correrei lo stesso tutto il giorno eh. Ma almeno i corsi di
aggiornamento, almeno le riunioni extra, almeno le ore di progetto si
potrebbero rimandare a tempi più leggeri. E magari non sarebbe
necessario bruciarsi la mattina libera del martedì, per andare un
pomeriggio ad accompagnare la Princi alla visita specialistica.
E che dire
dei due giorni per stare a Genova a farsi fare visita e occhiali
dall’oculista e dall’ottico di fiducia, e intanto vedere i
parenti e qualche amministratore, ma con calma.
E del
dentista, dato che il prossimo dente che si rompe è per forza
davanti, perché quelli dietro sono già sbriciolati.
Okay.
Ieri ho
accettato il fatto che no, non sono una pessima madre, sono solo
stanca. Morta.
L’ho detto
alla Princi: “Mi spiace che in questo momento mi sembri tutto così
faticoso. Passerà.”
Poi ho corso.
Fino ad aver male dappertutto.
Non posso
fermarmi, e non mi fermerò.
LA SOLUZIONE
Mi dispiace
ripetermi, la soluzione è sempre la stessa. Un bel mavaffanculo.
Ieri: due ore
di corso di aggiornamento talmente inutili e ritrite che avrei potuto
io in tre minuti e mezzo riassumere quel che in novanta minuti ha
detto il docente, e senza le sue pallosissime slide?
Ottimo, ho letto
un capitolo del mio libro sulla cultura religiosa del Medioevo.
Stamattina
dovevo lavarmi i capelli prima di occuparmi di tutta la tribù e
oggi, invece che alle 12,30, devo entrare alle 09,50. Che non è
bello, visto che uscirò comunque alle 16,45. E' suonata la sveglia
alle sette?
Mi sono
abbarbicata al cuscino e ho dormito altri dieci minuti sodi. Poi s'è
svegliato il marito e, oh meraviglia, anche lui aveva sfanculato
qualcuno: la sua vicepreside, che voleva mettergli due ore di
supplenza dalle otto alle dieci, quando lui entrerebbe alle 9,45 il
martedì. Iera era arrivato alle 21 da Genova, la richiesta di
coprire la supplenza era arrivata alle 22, e lui con saggezza aveva
risposto: "ma io domattina parto da Genova, non so a che ora
arrivo". Così stamattina i venti minuti dopo la sua sveglia li
abbiamo dedicati a sfanculare ulteriormente il resto del mondo in
modo assai gradevole, tanto la Princi al mattino c'ha il sonno di un
rinoceronte morto.
Dopodichè
siamo andati a farci le rispettive docce, i rispettivi caffè e a
svegliare la Princi. E io mi sono ficcata una pinza nei capelli
ancora umidi, un cappotto sopra la tuta da ginnastica con cui avevo
dormito e hop, portata la Princi a scuola, ora son di nuovo qua che
mi asciugo i capelli con calma, e tento di ricordarmi chi fosse
quella prima attrice troppo figa che, durante la maternità, s'era
fatta beccare dai fotografi dei tabloid mentre, in pigiama e con la
pinza nei capelli, andava a comprare il latte allo store. Natalie Portman? Katie Holmes? Aiutatemi.
Come in
passato stava scritto accanto allo specchio del mio bagno, "ricorda:
anche Julia Roberts OGNI TANTO è stanca e ha lo scazzo".
E ho deciso
di prendere così ogni altro aspetto di queste tremende settimane,
laddove sia possibile.
Vaffanculo is
the way. Remember.
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