lunedì 6 gennaio 2014

Bel bilancio, non c'è che dire


E venne l'ultimo giorno delle più disastrate vacanze di Natale mai viste.

Bilancio. Siamo entrati in queste ferie con: la Princi riportata di peso in comunità dopo il suo grave colpo di testa, mio padre in fin di vita, il cane con un occhio glauco e gonfio. Usciamo da queste vacanze con: la Princi in comunità, mio padre in fin di vita, il cane senza un occhio.

Il periodo intermedio si divide in due. Prima del 2 gennaio, e dopo il 2 gennaio.

Inizialmente c'è stata solo la sensazione, fin troppo ovvia, che un uragano di sfiga in buona parte assolutamente gratuito si fosse appena abbattuto sulle nostre spiagge, e che fosse impossibile decidere le priorità da cui ripartire, in mancanza di un'unità di crisi funzionante. Questo è stato vero soprattutto per le prime giornate, in cui l'Uomo doveva ancora occuparsi di Hastiwood e io ero appena stata paracadutata di nuovo nell'incubo dell'andare e venire dal letto di mio padre al resto della mia vita.

Poi, almeno, io e l'Uomo eravamo insieme. E allora, prima del 2 gennaio, abbiamo fatto del nostro meglio per essere noi stessi la nostra unità di crisi, assumendo il mio metodo: eliminare più cose possibile, ridursi all'osso, curare la sopravvivenza da un'ora all'altra.

Devo dire che, dopo anni di manrovesci della sorte, soprattutto per quanto riguarda la salute di mio padre, sono abbastanza capace di cogliere i segnali di cedimento e prevenirlo, o tamponarlo se è inevitabile. Da cui le mie asserzioni, come: “Io non posso portare il cane a farsi operare. Perchè devono TOGLIERLE UN OCCHIO e io sono sicura che questa cosa per me sarà il colpo di grazia, con quello che già vedo ogni giorno in casa di riposo. Io non posso occuparmi di lei dopo l'intervento, perchè adesso per come sono messa già non mangio e non dormo, non posso anche svenire ogni volta che deve fare un'iniezione. Io NON VOGLIO essere presente quando questa cosa succede.”

Non penso che per l'Uomo sia stata una passeggiata, ma alla fin fine è andata proprio così: io sono rimasta a Genova a reggere mia madre che reggeva mio padre, lui è andato a Asti e ha retto intervento e convalescenza del cane. Io non ho sbroccato, lui nemmeno. Il cane è senza un occhio ma sta bene, e l'unica cosa che non ha funzionato è stata la decisione di lasciarla dormire sul divano. Butteremo via il divano, perchè, altro che di pipì di cane, il cuscino su cui ha dormito odora di pipì di cane imbottito di anestetico. Ma tanto dovevamo cambiarlo, e all'Ikea ci sono i saldi.

Il 2 gennaio sono successe le seguenti cose: mio padre è quasi soffocato, il cane è stato operato e dalla comunità ci hanno fatto sapere che possiamo riprendere a sentire e vedere la Princi.

Così c'è stato il dopo: mio padre ha avuto una strana e terribile ripresa, direi la terza o quarta da quando siamo entrati in questa situazione.

Mia madre, nel vedere la crisi di soffocamento e poi la ripresa, ha sbarellato, e come darle torto.

Il cane ha dormito due giorni, sorvegliato a vista dall'Uomo che cercava malamente di rimediare al danno sul divano.

Io ho vissuto 24 ore di intensa e profonda speranza, data dalla comunicazione che potevamo sentire la Princi. Salvo accorgermi che, tutto sommato, avrei di gran lunga preferito che chiamasse lei. E che, telefonandole io, non avrei saputo cosa dire di diverso da “come stai?/c'è qualcosa che vuoi dirmi?” che sono le mie battute tipo di inizio telefonata da quando è successo tutto il casino. E finchè lei risponde di no alla seconda domanda, per me il discorso può solo arenarsi.

Così ho posticipato, prima motivazione: la sera in cui me l'hanno detto venivo dalla giornata più pesante di tutte. La sera dopo ero sola e invece volevo prima parlarne con l'Uomo. E infine, la terza e quarta sera ero con l'Uomo, ma nessuno dei due se l'è sentita. Oggi ho finalmente chiamato Santa Maria degli Orfani. Come preludio a chiamare la Princi. Credo.

Non è facile prendere la decisione di chiamarla. Non è facile perchè non siamo sicuri di cosa può capire lei, da questa iniziativa. Non è facile perchè siamo in due e nessuno dei due vuol compromettere l'altro facendo o dicendo una cosa nella quale l'altro non si rispecchia. Non è facile perchè, essenzialmente, siamo davanti ad un bivio: dichiariamo fallimento e torniamo alla nostra vita di prima, o ci facciamo coraggio e riproviamo a fondare una famiglia con lei. E non siamo sicuri di cosa ce la sentiremo davvero di scegliere.

Domani però si ricomincia, si ricomincia tutto: la scuola, i contatti con i servizi sociali, gli affari, gli impegni. Il cane ha finito il ciclo di iniezioni, mio padre è sempre lì, a volte più di là che di qua, a volte più di qua che di là, mia madre sembra sia tornata in trincea, ed è giorno feriale. Non ci sarà modo di rimandare ulteriormente molte cose che ho detto a tutti di fare senza di me in questi venti giorni. E sarà necessario anche andare avanti con progetti a lungo termine, pur sapendo che da una settimana all'altra è praticamente impossibile fare previsioni, perchè prima o poi verrà sconvolto tutto, da un altro crollo di mio padre, da un altro crollo di mia madre, da una decisione dei servizi sociali, o da una perdita di tempo dei servizi sociali, da una frase della psicologa o della Princi o mia o dell'Uomo o della mia preside che, lo sappiamo tutti, spera nemmeno troppo segretamente che io torni dalle ferie orfana di padre, così non deve darmi altri permessi familiari.

Alla fin fine mi sembra di poter solo andare avanti ora per ora.

Con le poche e sconfortanti informazioni che ho da Santa Maria degli Orfani a proposito della Princi, di come sta, di cosa fa, di cosa dice, francamente, non so se riportare la sua presenza nelle nostre vite adesso sia una buona cosa, per noi e per lei. E questo, purtroppo, si deve decidere, senza viverselo ora per ora, ma scegliendo se rischiare o no.

2 commenti:

  1. Se aveste potuto gestire voi la cosa, avreste rimandato in comunità questa ragazzina, o l'avreste severamente punita con tutto l'amore e la pazienza di cui avete dal prova? Riempite il cuore di coraggio!

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  2. non so, viene fuori piu' che mai che un affido non e' avere un figlio, scusami per la durezza l'ho visto tantissime volte. il punto e' che se fosse tua figlia non esisterebbero dubbi e rischi o considerazioni del tipo "non so se riportare la sua presenza nelle nostre vite adesso sia una buona cosa, per noi e per lei". un figlio lo vuoi, lo chiami, lo pretendi, muori senza. la princi vi ha messo alla prova, ha fatto il peggio che poteva, perche' lo sa, un figlio si vuole nel peggio come nel meglio, con la stessa forza. se davvero non e' cosi' lo sapete solo voi due, siate onesti, pero', ed il piu' velocemente possibile.
    anna

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