Il signore pallido, con l’abito che gli sta grande, compostamente sdraiato nella bara di legno chiaro, NON E’ mio padre.
Mio padre ha le mani grandi e calde, ha gli occhi grigioverdi, lo sguardo intelligente. Mio padre, anche da invalido, ha un’espressione inconfondibile sul viso, quando pensa, e in questi giorni, in cui nemmeno parlava, io la leggevo. Mio padre è un uomo alto, elegante, che ama viaggiare per mare, sciare, studiare la storia. Mio padre è molto bello e molto vivo.
Quel signore lì che stanno caricando sul carro funebre NON E’ mio padre.
E la ragazzina che avrei tanto voluto vicino a me oggi, mentre guardavo gli uomini delle pompe funebri che maneggiavano il feretro, E’ mia figlia.
La Princi ha la pelle diversa dalla mia, ha un’età anagrafica e mentale di sedici anni e un’età emotiva di cinque, non legge, non studia, pensa in un’altra lingua. La Princi non è ancora affezionata a noi come genitori, la Princi non è nostra figlia sulla carta, non lo è nel DNA, non lo è nemmeno nelle abitudini o nell’educazione.
Ma io le ho messo in ordine la stanza e preparato gli esercizi di matematica, io le ho impilato con cura i regali di Natale che i parenti non hanno potuto darle, io oggi ho pranzato con la mia migliore amica e parlato continuamente di lei, perché io SONO sua madre.
La Princi è un problema con le gambe, la Princi potrebbe mettere in crisi tutta la nostra vita, la Princi non sta capendo gli errori che ha fatto, noi non abbiamo gli strumenti per gestire la Princi e lei non ha i mezzi per capire su che pianeta è finita. La Princi viene da un altro mondo, la Princi non è come ce l’eravamo immaginata, la Princi è pericolosa, e siamo in tempo a tirarci indietro.
Ma io queste settimane ogni santo giorno ho vissuto come se dovesse per forza tornare, come se fosse solo una pausa, come se non ci fosse altro possibile sbocco che riprendersela. Ogni giorno ho cesellato nel mio immaginario la cena che le darei e le lenzuola che le metterei e quando prenderei appuntamento con l’oculista e cosa le farei fare al pomeriggio e come mi comporterei con lei ora che so quali sono i problemi.
Ogni giorno dal 17 dicembre mi sono sentita come se respirassi con un polmone solo, come se mi mancasse un braccio. Perché io SONO sua madre e adesso, per quanto possa capire che no, non è detto che continueremo come prima, che sì, sono cambiate le carte in tavola, che no, non può essere una scelta di pancia ma dobbiamo seriamente chiederci come e se possiamo farla, questa cosa, io voglio quella ragazzina accoccolata nel letto della cameretta e la sua pelle fresca contro la mia quando ci abbracciamo e discutere con lei, stare in macchina con lei, truccarmi con lei, mangiare con lei, essere enormemente, stupendamente, disgraziatamente felice di averla lì, anche quando è un incubo.
Io però in tutto questo ho chiara una cosa sola. Mio padre non c'è più, mia figlia non c'è (più/ancora/momentaneamente), quello è/non è mio padre, lei è/non è nostra figlia, va bene: ma quell'uomo stanco e bellissimo che in questi giorni mi ha cullato come una bimba quando piangevo, quell'uomo che ogni volta che entra nella stanza mi fa venire voglia di spogliarlo integralmente e baciarlo tutto, quell'uomo che sta lottando con me e per me in tutte queste battaglie, E', senza la minima ombra di dubbio, straniamento o fraintendimento, mio marito.
E mentre questo blog è solo mio, e le sensazioni che ci scrivo sono solo mie, la decisione di essere genitori è una cosa che dobbiamo condividere io e lui, a qualsiasi prezzo, perchè solo insieme possiamo reggere la fatica e il rischio di continuare con la Princi, o il dolore e la delusione di smettere.
Non c'è altro da dire per adesso.
Castagna, ti leggo solo da qualche tempo, ma ti commento solo ora, quando non è il momento delle parole: ti lascio solo un grande abbraccio che ti dia almeno un'ombra del calore che vorresti dal tuo papà e dalla tua Princi.
RispondiEliminaHo scovato questo blog per caso, oggi, e ogni post che ho letto mi ha spalancato il cuore di fronte alla vostra indicibile forza. Tua e dell'Uomo. Arrivata alla fine, di fronte a quest'ultimo post, non posso che mandarti un abbraccio virtuale, senza parole come sono. A rileggerti presto, incredibile Castagna.
RispondiEliminatrovare le parole è impossibile, le ho cercate ma erano tutte vuote. Ti mando un bacio leggero e spero che tu possa superare, con la forza che dimostri di avere quando scrivi qui, tutto questo dolore. Con grande affetto. Elena
RispondiEliminaAnche io non ho niente da dirti.
RispondiEliminaSemplicemente un abbraccio...per quello che c'era, c'è e ci sarà.
Impe