lunedì 9 settembre 2013

Allucinante

E io che pensavo che il mal di stomaco che mi veniva quando litigavo con mia madre fosse senza paragoni.

E io che pensavo che non si potesse stare peggio di quando litighi con l'uomo della tua vita.

Beh okay.

Non avevo ancora mai dato uno schiaffo a mia figlia.

Non che prima io avessi una figlia che dava una sedia in faccia ad un'altra ragazza, e che poi mi risponde mentre io la sto sgridando e quando faccio per passarle l'Uomo al telefono dice "non me ne frega un cazzo di quel che mi vuole dire".

Che già ti sto facendo un mazzo così per quel che hai fatto. Poi ti sto mettendo in punizione e tu diventi pericolosamente reattiva perché ti levo il telefonino. Ma quando cerco di passarti l'Uomo che ti deve dire a sua volta che ti meriti la punizione, e tu fai così, benissimo allora io sono un genitore, sono SEMPRE stata un genitore, non ho dubbi su cosa farei come genitore, ho l'esperienza della genitorialità inscritta nel DNA dall'alba dell'universo, ho l'istinto di quando è ora dello scapaccione secco, e non potrei mai reagire diversamente che dandoti una sberla, neanche se questo significasse perderti per sempre e far timbrare sulla pratica di affido che siamo l'ultima famiglia sulla terra cui ti affiderebbero.

Perché questo è quello che io madre farei con qualunque dei miei figli e tu, anche se sulla carta non esiste ancora da nessuna parte, sei mia figlia e figlia dell'Uomo e non lo sei solo quando ti sveglio la mattina e tu sorridi, non lo sei solo quando ti addormenti sul divano tra me e lui, non lo sei solo quando parliamo dei tuoi cento milioni di amici e duecentosettanta miliardi di potenziali ragazzi. Lo sei a maggior ragione quando bisogna fermarti prima che tu faccia peggio. E la cosa tremenda non è stata lo schiaffo, perchè tu ormai mi conosci e sei perfettamente in grado di valutare cosa significa.

No, se io ora sono qui con questo mal di stomaco da campionato mondiale, e benedico l'esistenza di questo diario condiviso con altri, di questo spazio per scrivere e pensare, non è perchè tu hai fatto una cosa molto grave, non è perchè ti ho schiaffeggiato, non è perchè ultimamente sei un angelo sereno e gioioso con noi e una bestia quando ti riportiamo in comunità.

E' perchè Santa Maria degli Orfani ha detto che non dovevo levarti il cellulare e nemmeno mollarti una sberla.

O meglio. Non è esattamente questo che mi fa patire.

Quando Santa Maria ha capito che facendomi restituire il tuo telefono mi minava il terreno sotto i piedi, abbiamo trovato un compromesso. Te lo ridarò domani.

Nessuno pensa che qui sia una gara a chi è più severo, ma tutti siamo consapevoli che tu hai bisogno di paletti. E se esageri vanno bene anche i recinti elettrificati, eh, che i paletti una con il tuo pelo sullo stomaco pensa magari di poterli ignorare, mentre non si può.

Quanto allo schiaffo, lei ha specificato che parla da educatore e che sa che per un genitore è diverso. Ma ha parlato con te dicendoti fuori dai denti che ho sbagliato.

Io, come ho detto sopra, sono QUESTO tipo di genitore. Quindi non mi rimangio lo schiaffo e tu sai benissimo che se rifacessi questo tipo di scena ne prenderesti un altro, Santa Maria o non Santa Maria. Su questo non ho dubbi che io e te ci siamo capite benissimo. Pazienza se Santa Maria pensa che io abbia scavalcato il mio ruolo.

No, la cosa per cui sto veramente male ora, è un'altra, e sto di merda anche se con Santa Maria e anche con te ci siamo lasciate bene, anche se l'Uomo mi ha aspettato a casa per vedere come stavo e invece di sgridarmi mi è stato a sentire e mi ha dato ragione, e anche se ha detto che stasera non ti chiamerà perchè "non posso essere sempre quello che la consola, solo che se arrivo quando il mazzo se l'è già preso due volte non posso nemmeno rifargliene un altro" e questo mi è piaciuto moltissimo.


Il punto è un altro. Se qui legge qualcuno che ha affrontato l'esperienza dell'essere e non essere genitore al tempo stesso, durante le fasi di un affido o un'adozione, capirà. Se legge qualcuno che deve ancora passarci... non credo che si possa preparare a sufficienza a una sensazione del genere, ma per quel che vale è questa la mia esperienza: Santa Maria, commentando quel che è successo oggi, ha detto che noi per ora non abbiamo ancora il ruolo di genitori.

Ora.

Un mese fa, di fronte a una frase del genere, sarei stata zitta, avrei ingoiato e mi sarei fatta un pianto frustrato in qualche angolo di strada sotto gli alberi.

Oggi le ho detto la mia.

E la mia è questa: se io e l'Uomo andassimo e venissimo dalla comunità per portarti fuori, come facevamo all'inizio, sarebbe vero. Ma dopo tre settimane sotto lo stesso tetto in montagna, tre settimane in cui c'è stato di tutto, in cui abbiamo dovuto litigare, ti abbiamo messa in punizione, premiata, accompagnata, curata, coccolata, ascoltata parlare, tre settimane in cui hai anche visto una lite spaventosa tra noi due, tre settimane in cui abbiamo affrontato insieme un distacco terribile e improvviso da A. che nessuno di noi ha potuto salutare né consolare quando è stato portato via di peso dalla comunità, tre settimane così... No, adesso è tutto cambiato, è tutto diverso. E' tutto irreversibile.
Adesso sulla carta non c'è comunque ancora niente, ma a noi non serve più niente di scritto, perchè dentro il nostro destino c'è già segnato tutto.

Ho visto Santa Maria capire, mentre le parlavo.

Capire che, se anche ho sbagliato qualcosa oggi, se anche rispetto e tengo da conto la sua opinione di tecnico dell'educazione di ragazzi dalla storia difficile, ormai è tardi per dirmi chi devo essere, ormai non posso più prendere ordini da fuori. Perché, appunto, ormai LORO sono fuori, e DENTRO ci siamo noi tre.

E mentre penso a queste cose che ho espresso mi rendo conto che ho paura. Ho veramente, veramente paura. Perché se ci sono dentro così, se ci siamo dentro così, siamo veramente, veramente TANTO vulnerabili da parte di un tribunale, di un qualsiasi parente di S. che si faccia vivo di punto in bianco, di una psicologa o un altro membro del team che ci tratti secondo protocollo.

Questa paura è quella cui non potrei aiutare nessuno a prepararsi, nemmeno fornendo questo esempio, che a me sembra così chiaro, di come si stia a essere e non essere genitori di qualcuno. E' peggio di qualunque altra cosa, perchè non si può nemmeno fermarsi a rabbrividire, a vomitare, a piangere, la valanga è in moto e non solo non si ferma, ma accelera e aumenta di volume.






4 commenti:

  1. Mi è venuto mal di stomaco leggendo...condividiamo un Malox??
    Un abbraccio.
    Impe

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  2. oddio, che pienezza di emozioni, che consapevolezza da far rabbrividire che hai, sei lucida e appasionata da far piacere a sentirti.
    con tutto che lo schiaffo e le punizioni non mi appartengono, anzi, sono molto critica, sia come madre sia come educatrice, ti ho sentita vicinissima. continuate cosi', se anche ve la volessero mai togliere non ci riuscirebbero, non sara' minorenne ancora per molto.
    anna

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  3. io , genitrice naturale di un settenne e di una seienne, intuisco la vertigine che puoi provare di fronte al pensiero del distacco, lo stesso che provo io quando mi sfiora l'eventualità che possa succedere loro qualcosa ( mica muoiono solo quelli degli altri...)è che nel tuo caso non solo l'orrenda mietitrice può tradirti , ma anche un comune mortale uno psicologo di traverso una compagine di assistenti sociali un parente che solo ora appare...non farti spaventare.. solo l'orrenda di cui sopra è irreversibile. Anch'io come Anna qua sopra credo che ormai sia figlia vostra ( sberla compresa ) Elena

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  4. Ciao cara, mi sono persa un po' di post e devo riaggiornarmi.
    Il vostro percorso è difficile, entusiasmante, travolgente, impietoso a volte. Come quello di tutti i genitori, del resto.
    Volevo dirti che ho ricevuto il tuo sms sulla riunione scolastica e che ho provato a risponderti ma il mio cellulare non manda messaggi.
    Il testo però diceva più o meno così:" Benissimo! Benvenuta dall'altra aprte delle barricate. E ricordati: l'insegnante ha SEMPRE ragione ;)."

    Spero sia andata bene.
    Ti abbraccio,

    Susibita

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