martedì 22 aprile 2014

Precipitare incoscientemente verso un magnifico disastro - parte prima


Porto fuori il cane per la prima volta alle 17.00. Povera bestia. Ormai si autogestisce pannolino, guinzaglio, cuscini per la cuccia, i suoi piccoli compiti della giornata come svegliare la Princi e andare a mettersi in cucina quando stiamo per uscire. Penso che di questo passo imparerà ad andare a comprarsi le pappe da sola, con tanto di tessera punti di Fortesan.

A casa, i letti sono ancora da fare, i piatti di ieri da lavare, oggi mi sono asciugata i capelli alla velocità della luce, ho preso caldo, freddo, pioggia, mangiato avanzi di ieri e fatto la spesa due volte ma devo uscire per la terza perchè mi sono dimenticata cose fondamentali, stasera devo partire per Genova dopo aver finito tutto quel che c'è da fare qui e domattina mettermi la sveglia per avere il tempo di correggere due o tre delle settantadue ricerche di geografia prima che mi arrivi addosso il resto della giornata.

Ho lanciato alla mia segretaria un pacco di cose da smistare senza nemmeno offrirle un caffè e mi sono involata. Ho dato disposizioni telefoniche ad altre tre o quattro persone con un'autorevolezza che neanche Daenerys Targaryen madredeidraghi natadallatempesta nonbruciata erededeisetteregni, ormai parlo fluentemente l'alto valyriano e, se è vero che valar morghulis: tutti gli uomini devono morire, è però chiaro che, prima, valar dohaeris: tutti gli uomini devono servire. Nella fattispecie, devono servire me, così io potrò succhiare fino in fondo il midollo di queste vacanze con la mia bambina e il principe consorte che, diciamocelo, sta attraversando un momento di notevole strizza all'idea di ficcarsi mani e piedi in questa cosa.
 
Fa cose come questa: ieri sera l'amico AB, reduce dalla stagione di lavoro per la televisione a Roma, doveva venire a salutarci con uova di Pasqua etc e lui tanto ha fatto e tanto ha detto che alla fine hanno spostato l'appuntamento in quel di Canelli a un'ora indegna tipo le 22,15 (la Princi massimo per le 22,40 sviene, e io ultimamente quando posso anche prima). A tavola, sottovoce, lei mi fa: “io però volevo vedere AB” e io le dico: “eh anche io, ma sai, forse l'Uomo è anche un po' geloso dei suoi amici... diciamo che credo stia vivendo una di quelle cose... di quei momenti... in cui hai paura che fare il genitore ti porti via tutto quello che facevi prima...”. Pare abbia capito. Lei. Lui invece, ancora stamattina, di fronte a me che gli chiedevo per l'amor di Dio di dirmi cosa pensa e come sta, svicolava abilmente su altri discorsi. Io allora, svicolare per svicolare, magari invece di parlare facevo anche altro, dato che, diciamocelo, la notte mi alzo io alle tre e venti per dare le pallette omeopatiche alla Princi che ha la tosse psicosomatica e non faccio una piega, ma, la mattina, insomma, sarebbero anche le mie ferie e anche a me piacerebbe non smettere di fare tutto quel che facevo prima, non so se mi spiego.

Peraltro io sono in stato di grazia e in fase di enorme, pericolosissimo ottimismo, su praticamente tutto. Perchè comunque il bilancio di questo rientro a casa della Princi è altamente positivo e pende molto a mio favore, rispetto a prima, quando io, dei due genitori, ero la stronza. Ora non è che lo stronzo sia lui, ma io ho la medaglia Mamma dell'Anno appuntata sul cuore. Mamma di qua e mamma di là, e mamma questo e mamma quello. E' parecchia manna se non mi segue anche al bagno. Durerà poco, temo, ma lasciate che me la goda, per l'amor del cielo. D'altronde lei ha coscienza di essere stata tanto stronza a sua volta. Noi abbiamo molto chiaro che il grosso delle stronzate lo hanno prodotto la comunità e i servizi sociali, ma a lei continuiamo, al bisogno, a ribadire che tutti abbiamo le nostre parti di responsabilità in quel casino che è successo a dicembre. Tutti vuol dire anche lei e anche il Bimbominkia, che comunque regge in carica e, presto, dovremo anche invitare a cena. Ecco, su questo potrei proprio perdere la mia calma zen e il mio olimpico stato di beatitudine. Ma è ancora presto per preoccuparsene.

Ora vado, che la cena non si prepara da sé, e almeno almeno prima della botta di stordimento delle nove e mezza devo azzeccare il pacco di ricerche da mettere in valigia, per affrontarle domani a Genova.

Sono drammaticamente, egoisticamente, e di certo molto stupidamente felice, come una Pasqua proprio.

Non me ne frega un cazzo se è piena di problemi, se ci distruggerà la vita. E' meravigliosa, ed è mia. Possono anche essere due concetti relativi, sia il meraviglioso che il mio. A me sta bene così.



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