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domenica 18 maggio 2014

Forse l'abbiamo sfangata, dai


Vi direte, come fa una poi a sopravvivere all'ansia? A fare le cose normali delle giornate normali?

I segreti sono tre:

- domperidone a manetta (ma dipende che tipo siete: c'è anche chi preferisce il Maalox e chi l'omeprazolo)
- alcune fughe schizofreniche in mondi paralleli (in cui ho ventitre anni, peso diciotto chili di meno e sono al mare, con gli zoccoletti preferiti e un prendisole leggerissimo, che prendo un caffè al chiosco, e un ragazzo bellissimo con gli occhi color cioccolato fondente mi sorride dall'altra parte del bancone e io mi sento una dea / in cui ho ventitre anni e vado all'università in autobus in una tipica giornata genovese ventosa, con la borsa piena di libri e la testa piena di sogni e poesie / in cui ho ventitre anni e accetto una borsa di studio a Edimburgo, vado a vivere in una camera in affitto da una qualche Mrs. Ferguson o Murray a Greenbank Terrace, e non torno mai più)
- amici, amiche e un cugino a prova di bomba disponibili via sms, telefono, mail, chat e di persona a reggere le mie crisi

No, in realtà però me la sono anche un po' risolta, con una mossa strategica.

Lunedì scorso mi sono svegliata alle 3 punto 32. E non era affatto la prima volta nelle ultime settimane.
E siccome alle 5 punto 45 ero ancora sveglia, ho elaborato una litania di messaggi da mandare al Bimbominkia, pensando che l'unica cosa che poteva salvarci da un colpo di testa tremendo della Princi fosse che lui prendesse il timone della cosa e le ingiungesse di non metterlo/i nei pasticci.

Gli ho spiegato per filo e per segno le possibili conseguenze di una gravidanza, accidentale o voluta, a questo punto della vita della Princi, del suo percorso di affidamento e della sua situazione legale. Ho premuto invio. E ho guardato rotolare questi dadi che mettevano la vita di cinque persone, me mio marito mia figlia il suo ragazzo e un bambino, nelle mani di un sedicenne.

A metà mattina mi è arrivato un messaggio gentile e rassicurante del fanciullo, che però sostanzialmente non differiva molto dalle ultime cose che ci si era detti.

Però alle cinque e un quarto ho mandato la Princi, ingrugnita e selvatica come al solito, al suo appuntamento con il Bimbominkia, e alle sei e mezza l'ho ripresa, e lei è salita in macchina con un'altra faccia, con gli occhi lucidi e il sorriso stordito e felice, e mi ha detto:

“Ti saluta L. Mi ha fatto un discorsone, oggi!”

E così ho capito che avevo fatto bene a informarlo.

Lui l'ha seduta lì, le ha detto “scusa lo so che abbiamo solo un'ora per stare insieme, ma ti devo dire delle cose e sono molto importanti” e le ha spiegato in lungo e in largo perchè ora devono stare molto attenti, e che lui vuole stare tranquillo, e che vuole la sua parte di responsabilità ma ci tiene a fare le cose con calma e serenità in un clima di fiducia, etc etc.

Dopodichè è sembrato che ogni nube nel cielo della Princi si fosse completamente dissipata. Un'altra persona. Luminosa, riflessiva, calma.

Siamo rimasti esterrefatti. Gli amici hanno inneggiato al Bimbominkia. La psicologa ha applaudito. Io ho giurato a me stessa che quel ragazzetto potrà contare su di me in qualsiasi momento della sua vita e l'ho riempito di messaggini di ringraziamento, stima e affetto. Lui era contento e imbarazzato al tempo stesso. L'Uomo ha deciso che probabilmente lei stava pensando a fare un figlio per legare il fidanzatino, convinta nel profondo che lui non potesse sul serio volerle bene perchè nessuno vuole bene a una come lei, e che ora sia a sua volta sollevata e rasserenata. In generale, il sole è tornato a splendere nelle nostre vite. Poi le sono anche venute le mestruazioni, quindi a maggior ragione, il cielo era blu e le piante fiorivano.

L'Uomo è andato via in gita e al ritorno ha trovato, invece di una pazza tremante, una moglie calma. La Princi ha persino capito il teorema di Pitagora, in questi giorni che abbiamo passato io e lei.
Che dire. E' solo una delle tante battaglie e la guerra non è certo finita. Ma insomma. Per il momento forse l'emergenza è rientrata.

Poi oggi, con la scusa della scuola che sta per finire e delle prove di recupero da preparare, l'ho rapita per mezza domenica alla comunità. E me la sono veramente goduta.

Speriamo bene, dai.

lunedì 28 aprile 2014

Alcune conquiste


Ha gli occhiali, nuovi nuovi. Ci vede, finalmente.
"Avevi ragione, sugli alberi!" dice contenta, perchè io le avevo detto di guardarli, che finalmente non avrebbe visto "della roba verde", ma foglie, rametti, germogli, infiorescenze.
La prima sera che rientriamo a casa, dopo l'acquisto a Genova dal mio ottico di fiducia, la trovo che legge un romanzo. Legge la conclusione, perchè "non c'ho sbatti di leggerlo tutto, è lungo". Ma legge, con gli occhiali sul naso, sdraiata in letto, prima di dormire, come noi. E' talmente epocale, questa cosa, che la fotografo.

Guadagna qualche soldino per le ore che fa in più dalla sua datrice di lavoro dello stage.
I primi li spende per regalare un cappellino al Bimbominkia, a Natale.
I successivi per un cellulare (uozzap-compatibile) che noi le avevamo appena negato perchè non si gestiva nemmeno gli sms in modo decente. Il quarto telefonino in cinque mesi.
Poi spende ottanta euro di extensions, che si fa tingere e tagliare il giorno stesso, tagliare ancora più corte due giorni dopo, e infine progetta di levarle, anche perchè si è fatta (di nuovo) rasare i due lati della testa e ha questo ciuffo di capelli in mezzo al cranio, e grazie a Dio almeno ora non sono più frisés. Nè tinti di verde. Io quando la accarezzo e mi impiglio con un braccialetto, o quando le levo le mollette, le dico: "Questi capelli che sto tirando... sei tu o è una sconosciuta signora indiana?"
Poi l'altro giorno dice: "Mi servono dei pantaloni, dei leggings." E io: "Te ne ho appena comprate due paia". "Ma me ne servono altri." "Hai dei soldi tuoi? Vai in centro con il fidanzato, no? quindi scegliteli."
Torna con tre paia di leggings, carini, per quindici o sedici euro.
Provo a chiederle qua e là un euro, cinquanta centesimi, per contribuire alla spesa, quando mi manca la moneta. Contribuisce, tutta fiera.
Tre giorni dopo siamo in centro e decide di spendere i restanti liquidi per tre magliette (a tre per due, tredici euro e qualcosa), poi si fa tentare da un'altra maglia. Io prendo una camicetta. Alla cassa scopre che anche la quarta maglia è scontata; si gira, afferra la mia camicetta e paga anche quella per farmi un regalo.

Oggi vado a dormire mezz'oretta dopo pranzo, poi mi alzo e la trovo che si fa i compiti da sola. Ci dà dentro per un'ora e mezza. Senza fiatare, sul suo letto.
Io correggo le ricerche di geografia della mia terza, l'Uomo i temi della sua, e lei si compila un questionario intero sul marketing, che poi io le correggerò.

Cazzo, sembriamo veri.

martedì 22 aprile 2014

Precipitare incoscientemente verso un magnifico disastro - parte prima


Porto fuori il cane per la prima volta alle 17.00. Povera bestia. Ormai si autogestisce pannolino, guinzaglio, cuscini per la cuccia, i suoi piccoli compiti della giornata come svegliare la Princi e andare a mettersi in cucina quando stiamo per uscire. Penso che di questo passo imparerà ad andare a comprarsi le pappe da sola, con tanto di tessera punti di Fortesan.

A casa, i letti sono ancora da fare, i piatti di ieri da lavare, oggi mi sono asciugata i capelli alla velocità della luce, ho preso caldo, freddo, pioggia, mangiato avanzi di ieri e fatto la spesa due volte ma devo uscire per la terza perchè mi sono dimenticata cose fondamentali, stasera devo partire per Genova dopo aver finito tutto quel che c'è da fare qui e domattina mettermi la sveglia per avere il tempo di correggere due o tre delle settantadue ricerche di geografia prima che mi arrivi addosso il resto della giornata.

Ho lanciato alla mia segretaria un pacco di cose da smistare senza nemmeno offrirle un caffè e mi sono involata. Ho dato disposizioni telefoniche ad altre tre o quattro persone con un'autorevolezza che neanche Daenerys Targaryen madredeidraghi natadallatempesta nonbruciata erededeisetteregni, ormai parlo fluentemente l'alto valyriano e, se è vero che valar morghulis: tutti gli uomini devono morire, è però chiaro che, prima, valar dohaeris: tutti gli uomini devono servire. Nella fattispecie, devono servire me, così io potrò succhiare fino in fondo il midollo di queste vacanze con la mia bambina e il principe consorte che, diciamocelo, sta attraversando un momento di notevole strizza all'idea di ficcarsi mani e piedi in questa cosa.
 
Fa cose come questa: ieri sera l'amico AB, reduce dalla stagione di lavoro per la televisione a Roma, doveva venire a salutarci con uova di Pasqua etc e lui tanto ha fatto e tanto ha detto che alla fine hanno spostato l'appuntamento in quel di Canelli a un'ora indegna tipo le 22,15 (la Princi massimo per le 22,40 sviene, e io ultimamente quando posso anche prima). A tavola, sottovoce, lei mi fa: “io però volevo vedere AB” e io le dico: “eh anche io, ma sai, forse l'Uomo è anche un po' geloso dei suoi amici... diciamo che credo stia vivendo una di quelle cose... di quei momenti... in cui hai paura che fare il genitore ti porti via tutto quello che facevi prima...”. Pare abbia capito. Lei. Lui invece, ancora stamattina, di fronte a me che gli chiedevo per l'amor di Dio di dirmi cosa pensa e come sta, svicolava abilmente su altri discorsi. Io allora, svicolare per svicolare, magari invece di parlare facevo anche altro, dato che, diciamocelo, la notte mi alzo io alle tre e venti per dare le pallette omeopatiche alla Princi che ha la tosse psicosomatica e non faccio una piega, ma, la mattina, insomma, sarebbero anche le mie ferie e anche a me piacerebbe non smettere di fare tutto quel che facevo prima, non so se mi spiego.

Peraltro io sono in stato di grazia e in fase di enorme, pericolosissimo ottimismo, su praticamente tutto. Perchè comunque il bilancio di questo rientro a casa della Princi è altamente positivo e pende molto a mio favore, rispetto a prima, quando io, dei due genitori, ero la stronza. Ora non è che lo stronzo sia lui, ma io ho la medaglia Mamma dell'Anno appuntata sul cuore. Mamma di qua e mamma di là, e mamma questo e mamma quello. E' parecchia manna se non mi segue anche al bagno. Durerà poco, temo, ma lasciate che me la goda, per l'amor del cielo. D'altronde lei ha coscienza di essere stata tanto stronza a sua volta. Noi abbiamo molto chiaro che il grosso delle stronzate lo hanno prodotto la comunità e i servizi sociali, ma a lei continuiamo, al bisogno, a ribadire che tutti abbiamo le nostre parti di responsabilità in quel casino che è successo a dicembre. Tutti vuol dire anche lei e anche il Bimbominkia, che comunque regge in carica e, presto, dovremo anche invitare a cena. Ecco, su questo potrei proprio perdere la mia calma zen e il mio olimpico stato di beatitudine. Ma è ancora presto per preoccuparsene.

Ora vado, che la cena non si prepara da sé, e almeno almeno prima della botta di stordimento delle nove e mezza devo azzeccare il pacco di ricerche da mettere in valigia, per affrontarle domani a Genova.

Sono drammaticamente, egoisticamente, e di certo molto stupidamente felice, come una Pasqua proprio.

Non me ne frega un cazzo se è piena di problemi, se ci distruggerà la vita. E' meravigliosa, ed è mia. Possono anche essere due concetti relativi, sia il meraviglioso che il mio. A me sta bene così.



mercoledì 26 marzo 2014

La sconosciuta

Chi sei tu, che se capace di intuire quando avrei voglia di piangere, anche se io tengo su la corazza e dico una battuta sarcastica?

Chi sei veramente?

Come fai a sapere quando puoi abbracciarmi, dato che io spesso sono un fascio di nervi, aculei e rughe di preoccupazione sulla faccia?

Come mai tu, che te ne strafotti di tutto quel che genitori affidatari, psicologi, educatori, assistenti sociali e professori cercano di dirti per il tuo bene, poi mi buchi l'anima con qualche ammissione perentoria di colpa?

Com'è possibile che tu legga a voce alta i fatti che accadono sfrondandoli di ogni giro di parole, e poi menta a te stessa e agli altri con una sicumera così assurda da spiazzare chiunque?

Chi sei tu che sei scappata da casa mia furente, che mi hai tenuta a distanza quando mi strappavo le viscere per riavvicinarmi, ma sapevi cosa pensavo e cosa facevo e ne parlavi con la psicologa in mia assenza, quando non ci vedevamo da settimane?

Perchè distruggi la tua vita e le opportunità che ti vengono offerte, e poi però cerchi il nostro amore e il nostro consenso con la stessa passione selvaggia che metti in qualunque cosa tu faccia?

Perchè sei così terribilmente scomoda e difficile da gestire di giorno, e poi però la sera ti addormenti sul divano nell'incavo della mia ascella, con la testa sulla mia tetta destra e le gambe intrecciate alle mie, e l'incastro è così perfetto che possiamo non cambiare posizione per ore?

Chi sei tu che rappresenti l'unico motivo per cui potrei mai dimenticarmi di mio marito e, al contempo, la cosa che più ha rafforzato il mio rapporto con lui?

Cosa ho fatto per meritare questo frontale di tutto il mio essere contro il tuo? Questa modifica del DNA?

Chi sei? Da che pianeta vieni?

E soprattutto: lo sai cosa stai facendo alla mia vita, tu?



So

So take my hands and come with me
we will change reality

so take my hands and we will pray
they won't take you away

mercoledì 19 marzo 2014

Da una stanza all'altra

Sono passati tre mesi, e io un pomeriggio sono in bagno a sciacquarmi le mani con la porta aperta e dalla cameretta arriva la sua voce: "...Mamma?"

Ecco.

Ecco perchè.

Vi voglio bene, lo sapete, e non pretenderò mai che la mia esperienza di maternità sia sul serio assimilabile a quella di una madre naturale, nè nel bene nè nel male, nè nel senso di superiorità nè nel senso di inferiorità. Vi voglio bene e mi fa piacere che i miei amici sappiano che possono esternare i loro dubbi e mettermi in guardia per cercare di proteggermi dalle fregature. 

Ma se non capite cosa ho provato nel sentirmi di nuovo chiamare così, giuro che ve lo dico con dolcezza, ma fottetevi.

mercoledì 3 luglio 2013

L'incubo delle crocette

...se per caso qualcuno tra quanti leggono fosse in procinto di intraprendere il percorso dell'adozione, sia chiaro: io qui esprimo solo le mie idee (che, come si vede da questo e da altri post, non sempre coincidono con quelle del marito medesimo con cui mi sono messa su questa via, figuriamoci se posso spacciarle come verità universali) e non voglio scoraggiare nessuno. Come si vedrà dal seguito, nella vita c'è tempo per cambiare idea molte e molte volte, sulle cose serie, mentre sul proprio gusto di gelato preferito, sulla birra bionda o rossa, sulla marca di preservativi e di sigarette si può essere adamantini e irremovibili per diverse reincarnazioni. Però sappiate che le crocette sul modulo vi perseguiteranno per settimane, da svegli e da addormentati. Soprattutto da addormentati.

Qui siamo al 27 febbraio 2011.

Adozione, giustamente ci diceva oggi l’assistente sociale, da un punto di vista strettamente etimologico vuol dire scelta. Scelta vuol dire che una coppia sceglie di dichiararsi famiglia per un figlio e che, più tardi, di solito nell’adolescenza, il figlio sceglie se si sente realmente parte di questa famiglia o no.

Le crocette sul modulo saranno il nostro pensiero più importante nei prossimi mesi, ora che il corso è finito. I punti da crocettare sono i seguenti: fascia d’età del bambino, adozione di un bambino solo o di più fratelli, disponibilità ad accettare il rischio sanitario.

E già su questi punti, c’è da discutere per minimo sei mesi.

Ma a casa Castagna il casino è ancora a monte di tutto questo. Perché la domanda è di adozione nazionale e/o internazionale.

E, diciamolo chiaro, tanto questo è il mio blog, io dell’adozione internazionale più ne sento parlare meno mi fido. L’ultima è di oggi: la coppia che ci ha portato la sua testimonianza, peraltro con grande calore e entusiasmo, è andata in Perù a prendere un bambino che sulla carta era sano, “con una prevalenza dell’uso del braccio sinistro rispetto al destro”. Arrivati in Perù, il piccino si è mostrato subito francamente emiplegico sul lato destro. Portandolo in Italia, con esami approfonditi è emerso il problema di una scarsa mobilità anche di un piedino, sempre sul lato destro, ed è saltato fuori il motivo: una bella cisti cerebrale, del tutto inoperabile. Poi è emersa una difficoltà respiratoria, ed è venuto fuori che era necessaria un’operazione al cuore per chiudere un foro tra i due atri. Nel frattempo, a lei è scappato detto che il bambino va dal logopedista, il che fa pensare a un altro ordine di problemi di cui non ci hanno nemmeno parlato.
Ecco, io penso che in Italia non sia possibile prendere un bambino con una cartella clinica palesemente incompleta, quando non volutamente falsata. Certo, alcune cose come il buco nel cuore si possono scoprire solo ad un certo punto dello sviluppo, e questo vale tanto per un figlio naturale quanto per uno adottato. Ma cazzo, prevalenza di uso di un arto e emiplegia sono due cose diverse. Io non sono scema e so che intorno a una cisti cerebrale può venire, per mille motivi, un’infiammazione, che probabilmente darebbe gli stessi sintomi di un tumore al cervello. E se è già stato detto che questa cisti non si può operare, vorrebbe dire cose graziose come terapia antiepilettica, valvola di drenaggio nel cranio, eventuali altri danni temporanei o permanenti, magari di tipo cognitivo, alterazioni della personalità o della capacità di parlare, scrivere, etc.

E che cazzo, non puoi scrivere sulla scheda che un bambino così è sano. O forse puoi farlo, ma proprio solo in un Paese dove ad un bambino che è evidentemente emiplegico non viene fatta nemmeno
una TAC.

Oggi credo di aver vinto la battaglia (ma, temo, non la guerra) facendo presente all’Uomo due punti:
1) LUI non ce la farebbe a reggere l’ansia di una patologia grave, di un ricovero con intervento, di una serie di esami medici. E quindi io dovrei reggere per due.
2) IO ho abitato tutta la vita in mezzo ai medici e so benissimo che io NON sono tagliata per un certo tipo di cose. Per carità, quando c’è un’emergenza si fa fronte come si può, ma qualcuno di voi sa come posso sconvolgermi al pensiero che una persona della quale io mi occupo personalmente, come mio marito, entri in un pronto soccorso o in un reparto ospedaliero anche solo per una stronzata (si veda l‘onfalite dell‘Uomo l‘anno scorso).

Mi sono messa mentalmente nella situazione della coppia di stamattina e ho capito che io sarei stata sommersa dall’ansia, ma avrei dovuto far fronte alla paura del bambino, alla mia e a quella di mio marito, praticamente da sola. E credo altresì che, appena avessi avuto un momento libero, sarei andata fino in Perù a prendere a calci chi aveva compilato la scheda e chi si era occupato del bambino fino al nostro arrivo.

MA STIAMO SCHERZANDO?

Certo, la presentazione dei bambini a rischio di mezzo mondo che stamattina ci hanno propinato, con tanto di filmati dalle tematiche rasserenanti (bambini di tre anni che fabbricano munizioni, ragazzini di dieci con i kalashnikov in mano, piccoli vietnamiti in un orfanotrofio spoglio, ballerini di strada e mendicanti rom cinquenni, brasiliani scalzi e soli addormentati per terra, e chi più ne ha più ne metta) potrebbe indurmi a sentirmi una merda. Beh, io ho appena sentito la vera storia della famiglia di Giovane Lupo da una collega con cui non ne avevo mai parlato, e sapete cosa vi dico? Sono più che mai del parere che in Italia siamo pieni di bambini che andrebbero tolti alle famiglie naturali e dati a qualcuno in grado di amarli e proteggerli, senza stare a scomodare i kalashnikov, l’HIV, i meninos de rua e compagnia bella.
Cazzo, lavorate un anno con una baby prostituta ex tossicodipendente di quindici anni, o con la figlia di un alcolista manesco, o con un bambino che ha visto il padre ammazzare la madre: poi mi dite se, per fare una cosa buona, c’è bisogno di prendere l’aereo e andare a farsi coglionare da gente che si fa dare delle mazzette mica da ridere, ti ricatta a suon di documenti che non vanno bene e di permessi che devono essere oliati se no non arrivano, e per premio poi ti falsa le cartelle cliniche. Lo so, che non è colpa dei bambini. Ma mi pare di andare a alimentare un sistema di merda, oltre che di ficcare me e la mia famiglia in una situazione potenzialmente gravissima senza le dovute informazioni.

Direi che i dubbi che avevo con oggi hanno trovato sufficiente conferma.
Ora vediamo, quando si tratta di presentare la domanda, se bisogna discuterne ancora con l’Uomo e come.

E poi avremo tempo per pensare alle altre crocette.

Sulle quali, statene certi, le occasioni di nottata insonne non mancheranno. Anche perchè lo stesso Uomo che, due settimane fa, tirava a escludere categoricamente i bambini sopra i tre anni, stasera, alla domanda sul limite massimo d'età "crocettabile" ha dichiarato il numero quattordici. E lì io, solita pragmatica più realista del re, a fargli notare che un ragazzino di quattordici anni nel giro di sei mesi ti va alle superiori, gira da solo con le chiavi di casa etc. Che forse, ma solo forse, eh? è meglio fermarsi nei dintorni dei dodici, quando un ragazzino ti lascia ancora un paio d'anni per arrivare a certi traguardi (meditavo cupamente sulle mie ultime conversazioni in fatto di sessualità preadolescenziale con una mia alunna di terza, mentre gli dicevo ciò, ma anche sugli spacciatori di hashish appostati fuori dalle scuole, sul patentino per il ciclomotore, e cose del genere). Cioè, ma possibile che a parità di età e esperienza lui non si figuri che grana gigantesca è diventare da un giorno all'altro la famiglia di un bambino altrui? Lo devo anche prendere in un'età in cui, se non faccio in tempo a instaurare un po' di rapporto confidenziale e a dare due linee educative anche minime quello mi si droga o mi ingravida la fidanzatina? E chi siamo, i Fantastici Quattro, o solo due sfigati trentacinquenni senza figli?

Mah.
Stasera sono un po' ipercritica, mi rendo conto.
Ma mettetevi nei miei panni. Prima mi porta a vedere la casa della mia vita, poi ritiene che non sia il caso di comprarla. Prima mi dice che l'adozione è una roba complicata e che non se la sente di crocettare il sì per il rischio sanitario, e poi mi riempie la casa di adolescenti provenienti da varie parti del mondo con schede immaginarie che non corrispondono alle loro condizioni reali.

Sono alla seconda tazza di tisana allo zenzero e non c'è verso che io digerisca la cena di stasera, ahimè.

Appunti e osservazioni durante il corso

Questi i miei appunti durante il corso informativo sull'adozione, febbraio 2011:

1) Torino è insopprimibilmente BRUTTA. Non me ne ricordo mai perchè l'anno in cui ci lavoravo vedevo solo il centro, che è elegante, e perchè lavorare al liceo mi ha lasciato ricordi entusiasmanti. Stavolta eravamo al confine tra Moncalieri e Nichelino e, Gesù, non solo è BRUTTA, ma CONTINUANO a costruire roba BRUTTA.

2) Non, ripeto NON, andate mai a sentir parlare per tre ore un pediatra a proposito di adozioni internazionali se vi fanno senso le malattie, le malattie infettive, le malformazioni, le parassitosi e in generale l'idea di tenere la mano a un bambino mentre gli fanno degli esami medici.

3) Non IMMAGINATE neanche di potervi avvicinare all'IDEA dell'adozione internazionale se quel che vi preoccupa di più è avere un figlio con un ritardo mentale.

3) A questo mondo c'è tanta, tanta, tanta bella gente. Che pensa ai bisogni degli altri e si sbatte per trovare soluzioni, Il pediatra neonatologo che ci parlava. oltre a essere un padre adottivo, è stato per anni giudice del tribunale dei minori e insieme ad altri ha organizzato un protocollo sanitario per dare a tutti i bambini che arrivano dall'estero "accoglienza sanitaria", cioè non solo controlli, diagnosi e cure, ma un modo di esaminarli e curarli che non terrorizzi nè loro appena arrivati, nè le loro famiglie adottive.

4) Il Piemonte è all'avanguardia come legislazione sull'adozione e sull'accoglienza sanitaria. Bene.

5) Il corso è per una ventina di coppie. I gruppi di lavoro sono di sei o sette coppie, e in gruppo con noi ci sono quattro persone con le quali probabilmente dovremo dividere il percorso intero, compresi gli incontri di supporto e sostegno nelle varie fasi: due ragazzi di un paesino vicino a Asti, gli unici più giovani di noi, e una coppia più vecchia, che ha perso entrambi i figli in un incidente. A luglio scorso. A proposito di gente veramente forte.

6) Ho perfettamente ragione a non voler parlare granchè delle nostre scelte con parenti e amici.
Ieri sono entrata in quell'aula con alcuni pensieri ben determinati e ne sono uscita con altri.
Parlare dei bambini veri, che realmente arrivano alle famiglie adottive, modifica quel che uno pensa a freddo. La risposta interiore a freddo si sbriciola contro la realtà.
Questa storia dell'handicap, per esempio. Alla fine ci hanno chiesto se qualcuno di noi voleva prendere una scheda sanitaria di un bambino straniero realmente andato in adozione e provare a immaginare che domande avrebbe fatto al pediatra al posto dei genitori adottivi.
A me e all'Uomo è toccato un piccolo peruviano di sei anni, parzialmente sordo, con leggero ritardo nella crescita e soffio al cuore.
Il soffio al cuore ce l'ho anche io, da sempre, e me ne frego.
Il ritardo nella crescita si recupera.
Il fatto della sordità si rimedia, dice l'Uomo.
Sì, dico io, ma se sono sei anni che sta in un orfanotrofio di Lima, quanto ci fai che non è stato seguito e quindi parla anche poco e male.
Ci vengono in mente le soluzioni.
Logopedista.
Apparecchio acustico.
Una visione di me al tavolo di cucina che al pomeriggio aiuto pazientemente il bambino a migliorare nell'espressione linguistica, mezzo in spagnolo e mezzo in italiano.

Cioè, vediamo le possibili soluzioni insieme al problema, quando il problema è reale.

Poi ci piacciono un po' meno altri problemi di diversa soluzione. Per esempio io inorridisco all'idea del ritardo mentale. Mi spiace, non riesco a sopportarlo. L'Uomo, invece, si schifa del labbro leporino (e io: Scemo! Hai scartato la scheda con la foto del cinesino con la palatoschisi! guarda che quella si opera! Hai presente Joachim Phoenix?), delle malformazioni anche lievi e soprattutto, soprattuttissimo, arriva vicino a vomitare all'idea dei parassiti intestinali e cutanei e delle malattie infettive.

Io (che ho ben chiari gli aspetti di un'adozione che per ME sarebbero mostruosamente pesanti): "No, scusa, ma sai che comodo dire che il bambino ha la scabbia, così per le prime tre settimane non ti si fiondano in casa tutti i parenti?!?"
Ride, e conferma: "Perfetto. Diremo che ha la scabbia anche se non ce l'ha. Dovrebbe funzionare."

7) Entrando, alle due e mezza, avevo il petto schiacciato da un macigno e non vedevo l'ora di andar via. Dopo due ore di questi discorsi con l'Uomo, sorridevo. Io da sola no, ma con lui posso.

E sempre il primo febbraio 2011

...tutta emozionata, scrivevo:
 
Sapete cosa mi ha detto oggi l'Uomo, a conclusione di mille discorsi svisceranti su adozione nazionale/internazionale, di bambino piccolo/grande, di nonni consenzienti/recalcitranti, di congedi di maternità/paternità, etc etc?

Mi
ha
detto:
"Aspettiamo un bambino!"